Giornata convulsa e difficile cominciata ieri notte all’1 e 25 con il terremoto di magnitudo 4.4, il pù forte e intenso dopo quello del 23 novembre del 1980. Poi sono seguite altri sei movimenti tellurici nell’area dei Campi Flegrei. La più forte di queste scosse, di magnitudo 1.6, è stata registrata alle ore 1.40. L’ultima, alle 3.26, è stata di magnitudo 1.1.
Tanta paura, confusione e terrore. Caduta di intonaci, un campanile pericolante, due, tre fabbricati inagibili con famiglie sfrattate. Pietre cadute dai cornicioni con auto sottostanti distrutte e poi tanti danni a molte abitazioni. Un quadro di vera emergenza con centinaia di persone che si sono accampate nei quartieri della area ad occidente della città di Napoli.
Nel frattempo il Dipartimento della Protezione Civile ha attivato l’Unità di Crisi, in collegamento con le strutture locali del Servizio Nazionale della protezione civile. In allestimento aree di attesa per i cittadini, così come previsto dai piani comunali. “La scossa – si legge in una nota dello stesso Dipartimento – è stata avvertita dalla popolazione e dalle prime verifiche al momento sono stati segnalati lievi danni e un ferito causato dal crollo di un controsoffitto”.
Ma poi tocca a Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia spiegare alcuni meccanismi: “Recentemente si è triplicata la velocità di sollevamento del suolo, passando da 1 a 3 centimetri al mese. I terremoti nei Campi Flegrei sono collegati al ritmo del sollevamento del suolo e alle variazioni della velocità con cui questo avviene” – sottolinea -.
“Di conseguenza quanto è avvenuto la notte scorsa non è inaspettato, anche se non è possibile stabilire quando arriverà un terremoto né quale intensità avrà”, ha detto Bianco.
“È in corso un’ulteriore intensificazione della crisi bradisismica rispetto al 2023″, ha aggiunto. “Non abbiamo assolutamente evidenze di magma a bassa profondità”, ha detto ancora l’esperta riferendosi a quella che è una condizione considerata “un segnale tipico di un eruzione”.