È spettrale la Vela gialla. Balconi, finestre e porte d’ingresso murate. Abbattute le passerelle e i corridoi d’accesso. Ieri mattina si sono concluse le operazioni di sfratto delle ultime famiglie che risiedevano a Scampia nei palazzoni
costruiti tra il 1962 e il 1975 su un progetto coordinato dall’architetto Franz Di Salvo e ispirate dall’architetto giapponese Kenzo Tange. Il blitz è stato coordinato dalla Prefettura di Napoli in collaborazione con i settori tecnici e la polizia municipale del Comune di Napoli. Si volta pagina. L’edificio sarà abbattuto.
Un’accelerazione imposta dalle istituzioni dopo i recenti crolli e la generale insicurezza di quelle abitazioni occupate negli anni Ottanta per necessità a seguito del terremoto del 23 novembre 1980 ma anche da chi non aveva redditi e cosi si è garantito un tetto per la propria famiglia.
Nessun occupante è stato lasciato senza assistenza: l’amministrazione attraverso gli assistenti sociali ha ascoltato e raccolto le esigenze e le difficoltà di tutti approntando le misure più idonee e le soluzioni possibili a tutela delle fragilità segnalate. Una storia che è giunta al capolinea finale.
Negli anni ci sono stati sporadici tentativi di liberare quegli alloggi-trappola ma puntualmente venivano rioccupati abusivamente nella maggior parte da nuovi nuclei familiari senza averne titolo. S’innescava un meccanismo con la polizia che constatava l’occupazione abusiva, identificava le persone e così certificava che quel nucleo familiare per ragioni di povertà si era insediato.
Da qui partiva una sorta di emersione, gli occupanti che nel tempo acquisivano i titoli poi aspirano a partecipare alla graduatoria pubblica e sognare di vedersi assegnato un nuovo appartamento. In molti prima di lasciare quelle case hanno scritto sui muri piccole frasi, pensieri e memorie degli anni trascorsi in quelle quattro mura. Su TikTok tanti i video, le foto e da sfondo la Vela gialla.
E proprio in quei palazzoni di cemento e acciaio piano piano è nata la consapevolezza dell’essere cittadini. Il comitato popolare delle Vele nato grazie a Vittorio Passeggio negli anni ha ingaggiato una lotta per riqualificare e dare dignità a quel pezzo di città dolente e dimenticato.
Tutto cominciò con Passeggio che fermò l’allora Capo dello Stato Francesco Cossiga davanti al Gambrinus e con piglio arrabbiato e tenendo il punto gli raccontò l’inferno delle Vele. Il Presidente della Repubblica restò colpito e non fece mai mancare il suo aiuto a quei dimenticati ne è prova uno stanziamento di un fondo che il Governo di allora dedicò per il completamento e la riqualificazione delle Vele di Scampia.
Dicevamo si volta pagina e si spera cominci una nuova stagione. Anche la Vela celeste sarà abbattuta, qui lo scorso 22 luglio per il cedimento di una passerella ci furono 3 morti e 13 feriti, tra cui 7 bambine. Una tragedia annunciata. Resterà in piedi a futura memoria solo la Vela rossa adibita ad accogliere una serie di servizi pubbliche.
“Ringrazio gli abitanti di Scampia per la collaborazione – scrive poi il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi -. È arrivato il momento di costruire il futuro del quartiere. Liberare gli alloggi era necessario così, a breve, procederemo con le demolizioni. Ringrazio anche le forze di polizia e i parroci di Scampia. Stiamo scrivendo un nuovo capitolo per Scampia e per la sua comunità”.