Fu costretto a salire in auto e condotto in un luogo segreto. Un rapimento per indurre il capo di un gruppo criminale ad ordinare ai suoi affiliati di far cessare le violenze contro i componenti detenuti della cosca rivale. Questo il motivo che spinse il rapimento di un 43enne di Cercola, fratello di un boss detenuto del clan De Luca-Bossa di Ponticelli.
L’uomo fu fermato mentre si trovava in un bar da due persone. Costretto a salire in auto e mediare per fermare le aggressione che stavano avvenendo in carcere ai danni di affiliati del clan. Il pestaggio di un affiliato di una fazione opposta scatenò una ritorsione anche al di fuori del penitenziario.
Così gli alleati del clan che ha subito la ritorsione in carcere, sequestrano il fratello di uno degli aggressori per obbligarlo ricomporre la questione. Su richiesta della Dda al Tribunale di Napoli, il Gip ha autorizzato il fermo di quattro persone accusate di sequestro di persona aggravato dal metodo mafioso.
Dovevano finire le aggressioni dietro le sbarre dei De Luca Bossa ai danni degli uomini del clan contrapposto De Micco-De Martino, sempre di Ponticelli. E il fratello del boss avrebbe dovuto fare da mediatore, altrimenti si sarebbero scatenate ritorsioni anche fuori dal carcere.