Sono abusivi. Non hanno i titoli. Sono occupanti di case di edilizia pubblica senza far parte di alcuna graduatoria. Violano le regole. Adoperano strumentalmente bambini, anziani e diversamente abili per non essere sfrattati. Ricattano le istituzioni.
Queste sono le accuse mosse dall’altra Napoli, quelli per intenderci che il problema, in questo momento più difficile, è l’indecisione nel scegliere la meta internazionale più ‘cool’ per trascorrere le vacanze.
Ammuina per pulirsi la coscienza ed essere legittimati per continuare a tenere le mani in tasca. Gli abitanti delle Vele di Scampia, in pratica, sono colpevoli di esistere. La domanda d’obbligo è : queste dolenti umanità, non c’è solo Scampia, hanno diritto a vivere?
I numeri sono impressionanti e si riferiscono al censimento di due anni fa condotto dall’amministrazione comunale e racconta di un consistente pezzo di Napoli che vive in estrema fragilità. Nelle tre Vele risiedono quasi 500 nuclei familiari, pari a 1.800 persone, di cui 800 minori e 200 disabili.
Un’umanità silente che costituzionalmente avrebbe diritto a una casa, un lavoro, alla sanità pubblica e all’istruzione. Sono quasi 50 anni che a Scampia si gioca a ping pong e si getta sempre e solo la palla sulla rete. È serio tutto questo nel 2024? Comitati, associazioni hanno incontrato il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, si cerca di percorrere una strada comune e delle soluzioni possibili.
È lo stesso primo cittadino a riflettere: “Si tratta di una situazione di estrema fragilità e noi abbiamo un obbligo non solo morale ma anche giuridico di garantire assistenza, sostegno e ospitalità a tutte le famiglie con fragilità”. E rispetto al tema dei reinsediamento nei nuovi alloggi ha spiegato “in questa fase è stata già fatta una valutazione attenta dei requisiti della platea e la larga maggioranza ha tali requisiti, poi esistono situazioni marginali che sono sotto attenzione e che continueremo a seguire”. “L’obiettivo primario è accelerare i lavori che sono legati alla costruzione delle nuove abitazioni così da dare una soluzione definitiva a questo problema che si trascina ormai da oltre 40 anni” ha concluso.