Maurizio era un irregolare che aveva conservato e messo in sicurezza il suo animo da bambino che si meravigliava di fronte ai fatti e chiedeva: “Perché? Come mai? E quando è successo? E mi racconti tutto dall’inizio?. Incontriamo Maurizio a Praja a Mare. Era agosto. Lui stava ancora bene. C’era sua moglie con lui. Ci prendiamo da bere e chiacchieriamo di tutto tranne ciò di cui volevamo chiacchierare. Lui faceva la parte del pensionato. Disinteressato, in apparenza, a ciò che era il mondo giornale, le notizie, i fatti di cronaca ecc. Circumnavighiamo gli scogli con la barra fissa, attenti a mantenere la falsa rotta.
Si tentava nella piena ipocrisia di parlare come due persone mediamente disinformate e distratte, ignorando con lucido e finto disinteresse l’immanente realtà. È bastato che lo sguardo si posasse su di una locandina affissa ad un cazzo di gazebo che annunciava la presentazione di un libro di camorra…il lupo mannaro esce dalla tana. Alla fine restammo per due ore a ragionare di clan, boss, articolazioni territoriali e sottogruppi, aggiornamento delle gerarchie e delle tante storie che non si possono sempre scrivere. Lui super aggiornato e sul pezzo con la sua immutata foga, passione irruenta da muflone, il suo soprannome.
Quando abbiamo finito di sviscerare gli episodi di cronaca nera conditi dalla sua abilita’ narrativa, gli ho ricordato – chiamandolo maestro e prendendomi un vaffanculo – uno dei pezzi più belli che per me aveva scritto. Lui da attore consumato fingeva di non ricordare. Un omicidio avvenuto a Pozzuoli dietro la stazione della cumana. Maurizio attese che la scientifica andasse via. Si trattenne, nessuno parlava. Notizie scarse condite dalla proverbiale omertà. Restava di scrivere il solito pezzo di maniera, compilativo, anemico, freddo e distaccato. La sua attenzione s’infiammo’.
Lo sguardo del segugio di strada cadde su 5 ragazzini che cominciarono a giocare proprio nel.luogo preciso dell’omicidio. In pratica, mimarono inconsciamente, forse per elaborare lo choc di quelle scene violente a cui avevano assistito, le fasi dell’omicidio. Maurizio scrisse il giorno dopo sulle pagine de Il Mattino, un pezzo memorabile. Da leggere tutto di un fiato. Qiel “gioco’ dei ragazzini diventò il gancio per raccontare quell’omicidio di camorra. Maurizio rimase immobile alle mie parole poi con la ‘scusa’ dell’improvvisa allergia, certo l’allergia, giustifico’ quelle lacrime e mi abbracciò. Soffriva. Non aveva più il suo giornale.
Soffriva perchè nessuno, in tanto tempo, gli chiese di scrivere almeno un pezzariello. Tolto dalla strada e pensionato prima del prepensionamento. Penso che la generazione dei Giancarlo Siani e dei Maurizio Cerino sia stata trattata davvero non tanto bene….giusto per adoperare un eufemismo.