Oggi la Suprema Corte ha stabilito che il politico Nicola Cosentino è stato il referente del clan dei Casalesi ed ha confermato per lui la condanna a 10 anni di reclusione. La Corte di Cassazione ha ribadito la condanna per concorso esterno in associazione camorristica inflittagli dalla Corte di Appello di Napoli il 21 luglio 2021.n primo grado, il 17 novembre 2016, l’ex coordinatore di Forza Italia in Campania era stato condannato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere a nove anni di cella.
Per Cosentino è la seconda condanna definitiva dopo quella a quattro anni per la corruzione di un agente del carcere di Secondigliano ( Napoli ), mentre l’ex parlamentare è stato definitivamente assolto in altri due processi in cui gli erano contestati reati di camorra, uno detto “Il Principe e la Scheda Ballerina” e quello noto come “Carburanti”, che aveva coinvolto anche i fratelli e l’azienda di famiglia (l’Aversana Petroli).
Il processo giunto oggi a conclusione, il cosiddetto Eco4, è però il più importante tra quelli istruiti dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli a carico dell’ex sottosegretario del Governo Berlusconi, in quanto pur prendendo le mosse dalle infiltrazioni camorristiche riscontrate nella società Eco4, che si occupava nei primi anni duemila di raccolta dei rifiuti in una ventina di comuni del Casertano.
Celebre la frase “l’Eco4 song io”, che Cosentino avrebbe detto nel corso di un incontro al pentito dei Casalesi Gaetano Vassallo – ha fotografato oltre venti anni di storia camorristica, da fine anni ‘ 80 al 2009, un arco temporale in cui Cosentino – è emerso dai processi – ha stretto un patto con i vertici storici del clan dei Casalesi, da Francesco Bidognetti a Francesco “Sandokan” Schiavone, garantendo un appoggio costante alla cosca in cambio del sostegno elettorale alle varie elezioni.