Rosario Giuliano, detto “o’ minorenne”, ritenuto dalla Procura Antimafia a capo di uno dei due gruppi malavitosi sgominati oggi nel corso di una operazione che ha portato all’arresto di 26 persone tra le province di Napoli, Salerno, Imperia, Cosenza, Ancona e Reggio Emilia, dal carcere coordinava i suoi uomini grazie alla compagna, Teresa Caputo, la quale riferiva agli affiliati i voleri del capo appresi durante i colloqui.
Gli incontri con Teresa Caputo (madre del cantante neomelodico Alfonso Manzella, alias “zuccherino, finito ai domiciliari per avere sparato contro delle persone) avvenivano in una ludoteca a causa del fatto che la donna portava con se un figlio minorenne.
Rosario Giuliano è stato scarcerato nel marzo del 2020, dopo un periodo di detenzione durante il quale ha avuto la possibilità di godere anche dio alcuni permessi.
Una volta uscito di carcere, l’uomo ha stabilito in una mansarda di Pagani, in provincia di Salerno, la sua centrale operativa: lì però la Squadra Mobile di Salerno è riuscito ad intercettarlo e a fare luce sui suoi traffici e anche sul tentativo di uccidere un ex collaboratore di giustizia.
Nel corso del blitz che ha portato in carcere 26 persone sono stati scoperti dai carabinieri coordinati dalla DDA di Napoli e Salerno, anche sessantadue ordigni, arsenalein possesso dell’organizzazioni camorristiche riconducibili ad Antonio Giuliano “o’savariello”, luogotenente del clan Fabbrocino (detenuto nel carcere di Nuoro) e appunto Rosario Giuliano, detto “o’ minorenne”.
Gli investigatori non escludono, al momento, che si tratti di materiale esplosivo peraltro particolarmente pericoloso destinato a episodi di intimidazione ai danni delle vittime delle estorsioni.
Avevano pianificato e messo a punto anche un agguato nei confronti di un collaboratore di giustizia che aveva lasciato spontaneamente il programma di protezione per tornare nella sua zona, l’agro Nocerino Sarnese.
Rosario Giugliano, boss dell’omonimo clan di Poggiomarino, nell’area vesuviana del Napoletano, e Nicola Francese sono stati raggiunti da un provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Salerno nell’ambito di un’inchiesta parallela a un’altra condotta dalla Dda di Napoli che ha portato a 26 arresti, tra i quali lo stesso Giugliano.
I due pianificarono l’uccisione di Carmine Amoruso, che il 13 aprile scorso e’ sfuggito all’agguato a San Marzano sul Sarno, nonostante i 14 colpi esplosi contro la sua auto, perche’ una delle armi usate si inceppo’.