I numeri raccontano una realtà difficle. Una condizione pesante. Dietro le sbarre la vita è senza diritti. A febbraio 2021 nei 15 istituti penitenziari della Campania ci sono 6570 detenuti, di cui 149 semiliberi, a fronte di una capienza di 6156. Il 5 per cento è costituito da donne e sono 851 i detenuti originari di altri Paesi, a fronte dei 1001 del 2019.
Lo rileva la relazione annuale del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Campania, realizzata in collaborazione con l’Osservatorio regionale sulla detenzione. Sul totale della popolazione detenuta, sono 2349 i detenuti ancora in attesa di giudizio.
Un mondo quello delle carceri che ha dovuto fare i conti con le restrizioni causate dal covid che hanno portato a una riduzione di visite, permessi, di opportunità di istruzione, di formazione, di inserimento lavorativo ma che – ha sottolineato Ciambriello – ”hanno anche costituito un cambiamento nel modello di gestione in termini di organizzazione, di innovazione interna con particolare riferimento all’innovazione tecnologica che ha dato la possibilità di fare colloqui a distanza, videochiamate e telefonate mediante le apparecchiature in dotazione agli istituti penitenziari”.
Virus che ha messo ancora una volta in luce – ha evidenziato il Garante – ”la necessità di implementare gli organici degli agenti, degli operatori sanitari che sono stati costretti a turni massacranti e solo grazie al loro sacrificio e responsabilità è stato possibile sostenere la situazione”.
E la pandemia ha incrementato le proteste della popolazione carceraria: 1232 gli atti di autolesionismo, 398 i rifiuti di assistenza sanitaria, 146 i tentativi di suicidi a fronte dei 121 del 2019. ‘
“Solo grazie al pronto intervento degli agenti – ha affermato il Garante – è stata evitata una strage ma nonostante ciò sono stati 9 i suicidi rispetto ai 5 dell’anno precedente”.
”Le mura e i cancelli che dividono fisicamente queste fragilità non li rendono estranei alla realtà sociale – ha detto il Garante nazionale, Mauro Palma – e un corpo sociale che non sa guardare alle sue parti più difficili, forse non sa guardare alle sue parti sane. Questo momento che il Paese sta vivendo deve farci trovare una complessiva unitarietà: guai se pensassimo che ci sono delle differenze. L’esperienza che stiamo vivendo ci pone di fronte alla nostra intrinseca vulnerabilità”.
All’illustrazione della relazione ha partecipato anche il presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero