Era nascosta in una camera di un appartamento di via Strada Provinciale delle Brecce, il “Salvator Mundi”, dipinto di scuola leonardesca risalente al XV secolo, che fa parte di una collezione custodita presso il museo ‘Doma’ della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli.
La scopera è stata fatta dalla polizia che ha poi provveduto a ricollocarlo nella cappella Muscettola da cui era stato trafugato.
Gli agenti hanno fermato per ricettazione il proprietario dell’appartamento, un napoletano di 36 anni, rintracciato poco distante dall’abitazione.
Quella del ‘Salvator mundi’ è una storia infinita. Sembra che siano una ventina le opere che raffigurano il Cristo benedicente riconducibili a Leonardo da Vinci o attribuire agli allievi della sua scuola.
Il dipinto olio su tela ritrovato dagli agenti della sezione Reati contro il patrimonio della Squadra mobile di Napoli si ispira al piu’ famoso omonimo attribuito di recente a Leonardo e, prima di essere trafugato, era esposto nella Sala degli arredi sacri del Complesso monumentale di San Domenico Maggiore. E’ probabile che a dipingerlo, nella prima meta’ del ‘500, sia stato Giacomo Alibrandi, pittore messinese che frequento’ Giorgione.
A portarlo a Napoli, invece, sarebbe stato Giovan Antonio Muscettola, consigliere di Carlo V e suo ambasciatore alla corte papale, che lo acquisto’ mentre era in missione diplomatica a Milano. Il mistero che avvolge l’opera e’ legato anche all’iconografia del Salvator Mundi, che deriva dalla raffigurazione della Vera immagine di Cristo, di origine bizantina, realizzata da alcuni pittori fiamminghi all’inizio del ‘400, diffusa poi in Italia da Antonello da Messina.
Il Salvator Mundi di Leonardo e quello di San Domenico Maggiore furono esposti nel 2015 nell’ambito della mostra organizzata in occasione della visita pastorale di Papa Francesco a Napoli. Due anni dopo, nell’esposizione del gennaio 2017, fu possibile ammirare i dipinti nel museo diocesano del Complesso monumentale di Donnaregina.
“Il dipinto è stato ritrovato sabato – ha spiegato il procuratore capo di Napoli Giovanni Melillo – grazie a una brillante e attenta operazione di polizia. Non c’era una denuncia in merito e infatti abbiamo contattato il Priore che non era a conoscenza della scomparsa, in quanto la sala dove è conservato il quadro non è aperta da tre mesi”.
“Chi lo ha preso voleva quel quadro – ha aggiunto il capo della Procura – e può essere una congettura plausibile che sia stato un furto su commissione da parte di una organizzazione dedita al commercio d’arte internazionale”.
Il ritrovamento, che il questore di Napoli Alessandro Giuliano definisce “un’operazione che consente di recuperare un pezzo importante del patrimonio artistico della città”, è stato condotto dalla squadra mobile guidata da Alessandro Fabbrocini: “È stata una attività particolarmente complessa – spiega Fabbrocini – e ci dà grande soddisfazione aver restituito un bene di cosi grande importanza per la città di Napoli. Abbiamo risolto un caso prima ancora che si creasse, visto che non c’era una denuncia e che il custode non sapeva che fosse stato sottratto”.