L’annuncio di una volontà di mettere il territorio in lockdown del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, “mi ha stancato…un maestro elementare che punisce i bambini mentre c’e’ una situazione sociale, economica e urbana delicatissima”.
“Poi lo spettacolo del sindaco comodamente seduto in uno studio televisivo. Doveva alzarsi e andarsene dicendo ‘la citta’ ha bisogno di me’, andare in prefettura. Dalla ragione di essere stato chiamato poco in causa è passato, con questo atteggiamento, al torto. Regione e Comune sono state due amministrazioni approssimative”.
A dirlo, lo scrittore Maurizio De Giovanni, intervistato dall’emittente radiofonica Radio Crc. “Lo spettacolo delle nostre istituzioni e’ stato indecoroso – aggiunge – la cosa che emerge rimane il conflitto istituzionale. La dialettica e’ opportuna, ma si percepisce un conflitto. Protagonismi e atteggiamenti diversi di personaggi che dovrebbero uniformarsi alle indicazioni del Governo centrale.
“La situazione è gravissima e minaccia di peggiorare. La concorrenza dell’influenza normale, la scarsezza dei vaccini crea sovrapposizione e intasa gli ospedali. Questa cosa era nota da marzo, così è stato. Si è fatto poco o niente, serve parlare del presente e non vedo univocità” quanto alle violenze “la manifestazione è una cosa, gli scontri un’altra – dice lo scrittore – si e’ introdotta gente che vuole creare confusione, note alle forze dell’ordine e alla politica. Le proteste sono normali reazioni del piccolo commercio e dell’imprenditoria, poi ci sono i violenti appartenenti alle curve, alla criminalità e alle frange estreme”.
“Le due cose non vanno mischiate. C’e’ il fattore del sommerso che è un qualcosa di cui si cibano migliaia di famiglie in questa regione. Andrebbe cancellato ma, non tener conto di questo settore è criminale, abbandonando così una larga fascia di popolazione”.
Ora “serve un sindaco innamorato della città Non e’ il momento dell’uomo solo al comando, fondamentale che sappia dialogare, avendo la statura di farlo con le istituzioni. Napoli ha un debito enorme. La premessa deve essere una riorganizzazione del debito come è stato fatto con Roma. Non serve un manager, bensi’ un politico che dialoghi con le altre istituzioni”