L’ultimo saluto a Maria Paola Gaglione è nella Parrocchia di San Paolo Apostolo, nel Parco Verde di Caivano dove alle ore 16 l’intera comunità si stringerà accanto alla 20enne morta dopo essere caduta dallo scooter, inseguita dal fratello che non sopportava la sua relazione sentimentale con Ciro, un ragazzo trans. Un caso che ha fatto scalpore e destato sconcerto e rabbia ma anche sollevato tante polemiche.
E nelle ultime ore nel mirino è finito il parroco don Maurizio Patriciello per aver dichiarato a caldo : “Non credo volesse davvero uccidere la sorella, forse voleva darle una lezione, saranno le indagini a stabilirlo; di certo non era preparato culturalmente a vivere la relazione della sorella con un’altra donna”.
Patriciello occulta, ci auguriamo in buonafede, l’identità transessuale di Ciro, reiterando quella cultura della negazione che spesso, troppo spesso, è alla base dello stigma che colpisce tante persone transessuali, soprattutto in territori socialmente e culturalmente difficili, come quello in cui si è consumato il fatto”.
L’associazione Arcigay di Napoli ha attaccato il parroco : “Ridurrebbe’ un atto di violento frutto di immotivato e cieco odio transfobico in una ‘lezione’ finita male, come se fosse possibile avallare, nel 2020, l’ipotesi di un intervento punitivo, di tipo familiare, funzionale a castigare e reprimere, con forza e brutalità, la dimensione affettiva di una ragazza maggiorenne, ‘colpevole’ di vivere un amore non conforme alle attese maschiliste, transfobiche ed eterosessiste della famiglia”.
“Padre Patriciello, invece di utilizzare le colonne dell’Avvenire per gettare discredito sul lavoro disinteressato e continuo dei militanti Lgbt, facendo riferimento a oscure e imperscrutabili strumentalizzazioni delle notizie, avrebbe potuto chiarire il proprio pensiero, stigmatizzando con fermezza e decisione qualsiasi forma d’odio e di violenza nei confronti delle persone Lgbt+ e consolidando in questo modo quella cultura della legalità e del rispetto per l’altro, di cui ha un vitale bisogno un territorio martoriato dalla camorra” – conclude la nota dell’ Arcigay di Napoli –