Dieci anni fa e senza verità e giustizia per Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, trucidato con nove colpi di pistola calibro 9, sparati a bruciapelo. Un agguato mentre rincasava con la sua auto.
Un delitto senza colpevoli. Togliere di mezzo il “sindaco pescatore”, il suo esempio dava fastidio e metteva a rischio gli affari illeciti.
Tante le piste investigative battute di volta in volta da Procura di Salerno e forze dell’ordine, alla ricerca del nome, o dei nomi, che si celano dietro l’assassinio di un amministratore che in 15 anni, trasformò un Comune del Cilento, in una delle mete turistiche più gettonate d’Italia.
Un piccolo, grande miracolo economico, che avrebbe attratto interessi più o meno leciti, compreso lo spaccio di droga, quella droga alla quale proprio il sindaco aveva dichiarato guerra.
Sarebbe proprio la droga – secondo amici e parenti, in primis il fratello Dario, presidente della “Fondazione Angelo Vassallo Sindaco-Pescatore”, il movente che avrebbe spinto qualcuno ad uccidere a sangue freddo.
La sua lotta senza quartiere contro lo spaccio di droga, condotta spesso in totale solitudine, e forse la scoperta di fatti che non dovevano essere resi pubblici, avrebbero deciso la sua condanna a morte.
Sono in tanti a chiedere una comissione d’indagini che faccia luce su di un vero e proprio mistero e restituisca alla famiglia Vassallo il diritto alla verità e alla giustizia.