C’entra, e vi spieghiamo perché. La crisi di queste settimane sta devastando la nostra nazione, a essere in pericoloso il nostro bene più prezioso: la salute. “- Quando c’è l’amore c’è tutto! – No, chell’ è ‘a salute!” rispondeva giustamente Massimo Troisi in ‘Ricomincio da tre’, ed è la verità, lo scarico di energie profuse per salvaguardare la vita all’intera nazione è immenso, un vero e proprio momento storico.
Al di là di qualsiasi polemica, giusta o sbagliata, quella che stiamo osservando è un’operazione governativa senza precedenti, un vero intervento massiccio e incisivo che sta vedendo lo spostamento frenetico di capitali umani e sociali, milioni di euro, forze dell’ordine, uomini di stato impegnati in quella che è una vera e propria guerra.
Dati, una miriade di dati nuovi, un esperimento messo in pratica con tutta la volontà possibile. Certo, non abbiamo visto ancora la vittoria, ma la vedremo. Ciò che però già abbiamo visto è che, in linea generale, il governo ha alzato la voce, è sceso in campo con potenza devastante, nel massimo dei suoi poteri.
Città deserte, blocco del commercio, corse frenetiche per salvare una sanità che per decenni veniva trascurata. In poche parole, l’impegno in massa dello Stato. Ci saranno tante riflessioni da fare in un secondo momento, quando tutto questo incubo sarà terminato. Prima tra tutti, senza dubbio, è che forse la sanità pubblica merita più attenzioni, ne seguiranno poi altre mille nuove consapevolezze su cui agire.
Tra le tante poniamoci una questione importante che riguarda questo paese. Non crediamoci più, nessuno osi crederci più quando sentiremo alla prossima vittima di mafia “Il governo italiano è vicino al dolore per la perdita del povero ragazzo e si impegnerà affinché non accadano mai più episodi del genere”.
Scemenze. Tutte scemenze. Le mafie in Italia hanno prodotto un numero impressionante di morti, di ogni età, e continueranno a produrli. Negli ultimi decenni lo stretto legame tra apparati governativi e gruppi mafiosi ha favorito lo sviluppo di un mondo illegale parallelo a quello visibile. Un pianeta sommerso che gestisce miliardi di euro, che condiziona culture, che uccide una miriade di innocenti.
Allora la domanda è questa, un immenso lavoro di tolleranza zero, con un intervento coercitivo e deciso dello stato si può fare sì o no? Sì, e il coronavirus lo sta dimostrando. Se si vuole intervenire con il pugno di ferro e con velocità si può fare.
Perché non si usa questo stesso modus operandi di intervento anche per sconfiggere definitivamente la mafia in Italia? Per più motivi: A) decidere di sconfiggere la mafia, la camorra e tutti gli altri sistemi di criminalità organizzata, comporterebbe uno stop delle connivenze da parte di organi di stato e affari criminali con perdita di milioni di euro per chi lucra su questi affari. B) se si decidesse di mettere in atto un intervento massiccio di forze per contrastare la mafia poi dopo bisogna portare alternative. Non conviene.
Il commercio della criminalità organizzata consente status acquisiti sociali a tantissime persone permettendo l’arricchimento non solo dei piani alti ma anche delle manovalanze, uomini e donne che con il crimine organizzato mettono il famoso “piatto a tavola”.
Se viene interrotto questo circuito ne dovrà conseguire la volontà di manifestare alternative occupazionali valide. C) La percezione del problema. Le camorre in Italia sono organizzazioni parastatali e politiche prima che criminali.
Una cosa è un dramma racchiuso in un minimo lasso di tempo, come un virus veloce e facilmente contagioso, che terrorizza perché destabilizza all’improvviso le abitudini di tutti e un’altra cosa invece è un virus lento e letale come la mafia che diffonde veleno nei nostri corpi in dosi così piccole che il corpo produce da sé le difese immunitarie sotto forma di abitudine.
E allora non si dica più che non è possibile sconfiggere il sistema tossico del malaffare, lo si dica con chiarezza che in realtà non c’è l’interesse di contrastarlo. Il coronavirus può uccidere tanti con velocità purtroppo incredibile, il crimine organizzato italiano lo fa così lentamente che tutto viene messo a tacere. Volutamente.
Amedeo Zeni