“Gli uomini d’amore non hanno bisogno di spazi fosse per loro, vivrebbero sempre abbracciati l’uno con l’altro” dice Luciano De Crescenzo e forse ha proprio ragione.
Napoli reagisce con canti, balli, allegria, musica e canzoni all’isolamento da Coronavirus. I partenopei non demordono e quando a sera, si fa più forte la malinconia, la depressione e l’isolamento ecco comparire lo spirito antico di un popolo che sa unirsi nei momenti difficili, tragici. È magia.
Un grido solitario da una finestra rompe il silenzio lucubre. È un segnale. Una chiamata alle armi. A mano a mano la gente esce allo scoperto ed è pura commozione.
Una reazione corale che corre da finestra a finestra in tutti i quartieri della città, strade, vicoli cominciano ad animarsi. È un vociare, un battere le mani, gridare, cantare, suonare. Uno spettacolo, una emozione, una commozione.
È il “Noi ci siamo, siamo qui e qui resteremo”. È la speranza che cresce e sembra voler dire all’Italia al mondo : “Andrà tutto bene”. Napoli è popolo d’amore e ironia, Napoli c’è, Napoli è cuore e contraddizione, dignità e istinto di pura vita.
Qui ci abitano i lazzaroni, quelli che combatterono sacrificando la propria vita e cacciarono via il virus del nazifascismo, quelli che sconfissero il colera e ora affrontano a testa alta il Coronavirus.
Arnaldo Capezzuto