Luigi Di Maio si riaffaccia nell’agone politico. L’ex capo dei 5Stelle scomparso dai radar tre giorni prima dell’ennesimo disastro elettorale dei Pentastellati, ci riprova e suona la carica.
Ai tempi della politica gassosa è trascorso un tempo sufficiente per riscendere in campo e presentarsi come il ‘salvatore’ della patria Grillina.
Il prossimo 15 febbraio ha indetto una manifestazione contro il Governo di cui i 5 Stelle ne sono parte integrante, per protestare per la scelta al Senato di reintrodurre i vitalizi.
È un richiamo all’orgoglio pentastellato contro coloro che vogliono abbattere le riforme parlamentari targate M5S.
È un ritorno al passato, riammettere il privilegio dei vitalizi – giurano i grillini – è solo l’antipasto poi toccherà allo stop alla prescrizione, alla cancellazione del reddito di cittadinanza e allo spazzacorrotti.
Allora occorre mobilitarsi come ai vecchi tempi, scendere in strada, farsi vedere, lanciare un messaggio bellicoso contro il Governo e quindi contro se stessi.
Si, perchè qui si gioca l’ennesimo paradosso. Il M5S detiene il 33 per cento, è la formazione politica con la maggioranza relativa in Parlamento. Non si capisce come si faccia a soffiare sotto al naso i suoi stessi provvedimenti approvati tra i governi Conte 1 e Conte 2.
Sembra una barzelletta ma non lo è, purtroppo. Qualcuno ci vede solo un’altra fase della guerra interna dei Pentastellati. Le correnti cercano di riposizionarsi.
Di Maio non vuole stare alla finestra e vuole di nuovo la scena. L’ex capo adombra un grande nemico, la presenza dei poteri forti che stanno facendo di tutto per restaurare il vecchio sistema.
Ecco che la colpa di tanti svarioni, incoerenze, ciucciaggini e voli pindarici del Movimento sono colpa del ‘grande vecchio’.
Luigi Di Maio che continua ad essere ministro degli Esteri – per molti non molto indaffarato – cerca attraverso la filosofia dello ‘Scurdammoce o passato’ di ricompattare il Movimento dilaniato e in caduta libera anche grazie allo stesso Di Maio.
La verità è un’altra, l’iniziativa del 15 febbraio l’ha decisa e annunciata lo stesso ex capo del M5S e allora in queste ore in molti si stanno ponendo una domanda non tanto retorica: ma il capo politico reggente, il team di ‘facilitatori’, l’assemblea congiunta dei parlamentari, il capo-delegazione al governo a cosa servono ? Se decide e stabilisce sempre e solo lo statista di Pmigliano d’Arco il da farsi ?
Pier Paolo Milanese