La delusione, lo smarrimento e il disorientamento nel Movimento 5 Stelle è forte. C’è chi invoca il gesto traumatico con addirittura l’uscita dal Governo, chi invece di lavorare e marcare le diversità.
Nella pancia dei Penatstellati la confusione è totale e cominciano ad agitarsi venti di scissione. Per ora si cerca di tirare il fiato e non agire d’impulso. Nel frattempo il mniistro della giustizia Alfonso Bonafede è stato eletto a capo delegazione del M5S a Palazzo Chigi.
Sarà lui, insomma, a trattare le questioni politiche con i rappresentanti degli altri partiti che compongono la maggioranza di Governo. E sembra che l’unica missione a cui lavora il guardasigilli è quella di portare la voce del Movimento nel governo.
Quel posto precedentemente era occupato da Luigi Di Maio che dopo l’addio a capo politico ha ceduto il testimone. A rischio anche gli Stati generali che qualcuno – per la verità quasi tutti i portavoce – vorrebbero che slittassero a dopo il referendum sul taglio dei parlamentari.
Passaggi delicati per un Movimento frastornato che cerca di ridurre i danni e mettersi in sicurezza. Le rogne non sono finite, anzi. A breve ci saranno altre scadenze elettorali di importanti regioni.
Occorre valutare, ponderare, pesare. Andato via Di Maio contrarissimo all’alleanza con il Pd ora occorre capire se ci sono margini per stilare accordi.
Tocca al reggente Vito Crimi affrontare le scadenze elettorali nelle sei regioni che a breve andranno al voto e tra loro anche la Campania, la roccaforte dei Pentastellati.
Dopo le mazzate, in Emilia Romagna e Calabria dove la lista dei 5 Stelle ha raggiunto prefissi telefonici sono in molti a propendere di non andare da soli e lavorare ad alleanze con il partito democratico.