È calata la notte sul Movimento 5 stelle. Le chat sono mute. L’atmosfera è pesantissima. In Emilia Romagna e in Calabria i Petastellati non sono stati mai in partita.
La loro partecipazione alla consultazione elettorale regionale non la si può neppure catalogare come ‘testimonianza politica’. Il Movimento 5 Stelle ha percentuali da prefisso telefonico.
Un patrimonio di partecipazione, idee, entusiasmo, attivismo, energie distrutto e umiliato in pochi mesi. Un leader o supposto tale Luigi Di Maio che di fronte all’evidenza dei fatti ha continuato a comportarsi come un piccolo Cesare. Cocciuto, ottuso, narciso e rinchiuso in una bolla che ha portato a sbattere i grillini.
Spalleggiato da un cerchio magico di amici, yes man e adulatori ha vissuto per molti mesi come in una realtà virtuale che poco aveva a che fare con la vita reale. I nodi sono venuti al pettine in modo drammatico.
La fuga dall’incarico – qualche giorno fa – di capo non allontana le sue responsabilità anzi le rende ancora più tragiche e chiare: è stato l’artefice di una disfatta, di una caporetto, di una implosione. Resta poco molto poco. C’è un popolo deluso, disorientato, arrabbiato e malinconico.
Tanti senza voce che volevano abbattere la casta e aprire il Parlamento come una scatoletta sono stati traditi e presi in giro. Non esiste nessun complotto, nessun potere forte, niente di niente solo la mediocrità di un giovane senza arte né parte che si credeva di essere uno statista, un politico dalle doti celestiali, un figlio della provvidenza.
Arroganza, spocchiosità, egocentrismo e superficialità hanno distrutto un sogno. Un vero leader conduce, fa crescere una comunità, indica la strada, costruisce ponti e percorsi collettivi per poi lasciare il testimone e dire : ho dato un contributo alla causa.
Riavvolgendo il nastro della breve e imbarazzante carriera politica di Di Maio davvero si stenta a credere come a un così mediocre politico si possa aver affidato la responsabilità di guidare un partito-movimento del 33 per cento. Un mistero buffo che oggi assomiglia a una farsa.
Arnaldo Capezzuto