È una polveriera il Medioriente. In Iran la tesione è altissima e la vendetta durerà anni promettono dal regime.
Il raid americano a Bagdad che è costato la vita al generale eroe iraniano Qasem Soleimani, l’uomo che da anni interpretava le ambizioni dell’Iran non passerà senza conseguenze.
Tre giorni di lutto e decisioni da prendere in fretta. Per ora i vertici iraniani hanno inviato una dura lettera all’Onu accusando gli Usa di aver commesso un atto terroristico.
Donald Trump è finito nel mirino. Senza consultare i presidenti repubblicano e democratica delle due camere, ha ordinato l’uccisione di Soleimani.
Un atto d’imperio che non segue la prassi del confronto con i massimi rappresentanti dell’intellegent militare statunitense.
La temperatura sale e dall’Europa si getta acqua sul fuoco. Le diplomazie sono all’opera ma si teme il peggio. La stessa Italia – presente con militari con molte operazioni solidali – temono rappresaglie.
È chiaro che l’esplosione di un conflitto Usa-Iran con il coinvolgimento dell’Iraq potrebbe propagarsi e coinvolgere altri soggetti come la Russia.