La controffensiva a colpi di bombe tra Afragola e Casoria non ha mai fino in fondo convinto. Attentati contro attività commerciali eclatanti, rumorosi, plateali. L’ordine sembrava : fate ammuina.
Insomma, seminare terrore, insicurezza, un clima pesante e di grande disorientamento. Una strategia strana, sorprendente, inquietante. Per chi conosce le modalità d’azione della famiglia-clan Moccia e dei ‘senatori’ sa bene come la riservatezza, l’estrema mediazione, la pressione è un marchio di fabbrica della cosca di Afragola.
Una lista di negozi da colpire per mostrare i muscoli per incassare la rata di Natale del pizzo. Come se i commercianti della zona, le aziende e le imprese per un momento avessero disubbidito al verbo quarantennale del clan. Dubbi e perlessità forti, insomma.
Dai tempi di Anna Mazza, la Signora, la Zia della cosca e con lei i suoi figli ad Afragola non può e non deve accadere nulla. Per dire: se uno spacciatore di fuori zona, solitario e irresponsabile erroneamente vende droga nel territorio del Comune alle porte di Napoli, ecco in meno di 24 ore viene gambizzato.
È la legge dei Moccia quindi figuriamoci le bombe contro i commercianti. Forse un tentativo autonomo, una scissione di un gruppo di ‘senatori’ che in considerazione della scomparsa della carismatica Anna Mazza e dei problemi giudiziari dei suoi figli-rampolli ha pensato di organizzarsi in proprio oppure indurre il clan a trattare una pace e avviare un negoziato. Possibile forse, ma improbabile.
C’è solo da registrare un fatto non da poco. L’atmosfera l’anno scorso sul finire del 2018 e inizio 2019 era pesante, paura nella popolazione, tensione alle stelle, riflettori accesi della stampa nazionale.
Quando l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini – con tanto di manifesti dell’amministrazione che annunciavano la passerella – fa visita ad Afragola viene accolto come un liberatore, l’uomo forte, qullo che agitando il manganello rimette le cose a posto come insomma avrebbero fatto i Moccia.
Il ministro non delude : promette più poliziotti, più sicurezza, più muscoli da parte dello Stato e annuncia lo sfratto dalle case popolari del rione Salicelle degli abusivi.
Sotto lo sguardo di Pina Castiello, parlamentare leghista folgorata sulla strada del trasformismo-sovranismo e dell’onnipresente ex senatore ed ex sindaco di Afragola Vincenzo Nespoli si ‘consuma’ l’abbraccio tra il leader del Carroccio e prte del popolo afragolese.
Davanti al Comune la grande folla, poco spontanea, sicuramente organizzata: c’è chi abbraccia, osanna e inneggia Matteo Salvini in uniforme della polizia, con tanto di selfie.
Addirittura un uomo prende la mano dell’allora capo del Viminale e la bacia con ossequio. La scena è esagerata, pacchiana e nella grammatica di mezzo alla strada è tutta da interpretare, capire e tradurre.
Oggi i blitz della Dda con gli arresti di affiliati e boss del clan Moccia. L’operazione è stata coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli.
L’ordinanza è stata notificata in carcere anche a condannati tra cui il capo Renato Tortora e Ciro Serrapiglia, e i massimi esponenti del clan come Domenico Tuccillo, figlio del boss Gennaro, conosciuto come Zi’ Sante.
Dalle indagini è emerso che il clan, nelle ultime settimane,aveva preparato una completa lista dei commercianti e degli imprenditori da sottoporre ad ulteriori estorsioni, in occasione delle festività Natalizie.
Le indagini sono partita dal 2018 quando a San Pietro a Paterno era gravemente ferito Giuseppe Fonzo. Per il tentato omicidio venivano arrestati Francesco Carpentieri, Cristian Scognamiglio, Rosario Garzia e Emanuele Angelo Maugeri tutti del gruppo capeggiato da Tortora.
Dalle indagini è emerso come Renato Tortora, con i gli Enrico e Pietro e la moglie Rosa Mauro, avesse assunto il pieno controllo delle attività criminali a Casoria, paganto affiliati, detenuti e le loro famiglie del clan Moccia.
Ecco l’elenco completo degli arrestati: il boss Renato Tortora, con i figli Enrico e Pietro e la moglie Rosa Mauro. Poi Ciro Serrapiglia, Domenico Tuccillo, Domenico Ambrosio, Antonio Spagnoli, Luigi Migliozzi, Lucio Caputo, Gianni Urgherait, Gennaro Ferrara, Vincenzo Cervo, Cristian Scognamiglio, Rosario Garzia, Francesco Carpentieri, Emanuele Angelo Maugeri.
Occorre capire se i capi del clan Moccia che poco s’interessano di estorsioni, racket, fossero d’accordo con gli attentati. Loro, notoriamente sono già oltre, impegnati con i livelli alti, i grandi business e il gioco grande.
Arnaldo Capezzuto