Accade a un lounge bar di Cercola. Sembra assurdo ma evidentemente non lo è. Una donna in biancheria intima che viene ‘usata’ come vassoio per servire il sushi. Si resta senza parole.
Se qualcuno si aspetta il diniego da parte dei clienti oppure qualche protesta si sbaglia di grosso. Comitive, coppie, tutti divertiti dalla novità accettano il ‘singolare’ servizio ai tavoli.
Allungano la mano prendono il vassoio mentre assaporano le pietanze scambiano qualche parola con la giovane che per tutto el tempo del lounge praticamente alla stregua di un oggetto, una schiava deve restare immobile e dosare i respiro affinchè non si rovesci il cibo contenuto nei vassoi.
È normale tutto questo? Se il titolare del locale voleva farsi pubblicità c’è riuscito ma forse è una pubblicità negativa.
Un pessimo esempio di donna-oggetto. Una umiliazione e basta. Forse per la giovane donna è solo lavoro ma il lavoro non deve umiliare la dignità della persona.
Pier Paolo Milanese