Il pessimismo del pensiero ‘Non c’è speranza’, che un po’alberga in ognuno di noi quando riflettiamo sul futuro di questa regione, è il frutto di un masochismo indotto da chi nei tempi recenti, ci ha spinto a ragionare in questi termini per assenza di energie o per opportunismo. Non è vero che non si può fare molto.
Il cambiamento, le leggi, il rispetto delle regole civili, la lotta alla criminalità, la destrutturazione delle abitudini devianti, sono tutte condizioni meno astratte di quanto crediamo: sono gli uomini che creano le decisioni capaci di ristabilire l’armonia sociale.
Ne è convinta l’Associazione Amato Lamberti che si impegna a tenere vivi i principi di quella volontà necessaria per modificare le mentalità di chi ha smesso di credere nella speranza o di chi quella speranza la violenta ogni giorno con l’ignoranza. Molti napoletani non ricordano, ad esempio, che sono esistiti uomini come Amato Lamberti.
Quel modello oggi può essere l’input nelle menti dei ragazzi napoletani per proporre un dibattito sano, per idealizzare il cambiamento, per favorire la serenità collettiva.
Chi era Amato Lamberti e perché ne abbiamo bisogno oggi? Amato Lamberti è stato docente di Sociologia della devianza e della criminalità presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, dove, seguito e stimato da generazioni di studenti ai quali sapeva trasmettere l’energia dell’impegno sociale, ha creato gruppi di studi per osservare le infiltrazioni camorristiche in tutte le amministrazioni comunali, occupandosi inoltre di svariate ricerche sociologiche innovative dove riusciva, attraverso l’osservazione, a delineare le caratteristiche sommerse dei tanti disagi del meridione, dalla devianza minorile ai mille volti delle mafie.
Ha fondato e diretto l’Osservatorio sulla Camorra e le illegalità della Fondazione Colasanto, creando una prima antologia di ricerche sulla camorra, pubblicando nomi e cognomi di boss e politici corrotti. Moltissimi giornalisti hanno seguito le sue lezioni, tra i tanti anche Giancarlo Siani.
Fu il fondatore dei Verdi in Campania, convinto ambientalista e promotore delle nuove tecniche di energia alternativa. L’esperienza politica si è distinta per la trasparenza: “La camorra è diventata “sistema” al quale partecipano dipendenti della Pubblica Amministrazione, imprenditori, politici. Si combatte con la trasparenza. Se c’è camorra nei Comuni, i politici non possono non sapere.
Pensare alla camorra come organizzazione criminale non aiuta a capire i problemi. La camorra è una lobby politico-imprenditoriale-criminale che controlla l’economia e le pubbliche amministrazioni in Campania” (Lamberti, 2006).
È stato Assessore alla Normalità del Comune di Napoli, dal 1993 al 1995, e Presidente della Provincia di Napoli, dal 1995 al 2004. I suoi assessori non hanno mai avuto le auto blu, dando egli stesso l’esempio spostandosi da casa in ufficio con la sua auto o con i mezzi pubblici.
Ha risanato la Provincia in quattro anni pagando tutti i debiti contratti dai suoi predecessori; ha cacciato i camorristi dall’amministrazione e dagli appalti della Provincia; ha costruito quaranta nuove scuole che hanno permesso a più di cinquantamila giovani di frequentare gli Istituti Superiori; ha aperto sei nuovi Istituti Alberghieri che hanno dato formazione e lavoro a più di seimila giovani; ha promosso in tutte le scuole, in tutti i Paesi, su tutto il territorio, una lotta costante alla camorra e al malaffare, esponendosi in prima persona, senza chiedere nessuna protezione, anche quando le minacce gli sono state rivolte personalmente e pubblicamente.
È stato autore di libri, articoli giornalistici di denuncia, ricerche e saggi su fenomeni di delinquenza. Lamberti è morto nel 2012, condividiamone il modello. Perché non proviamo a mantenere in vita la sua idea di partecipazione?
Amedeo Zeni