Un turista che arriva alla stazione terminale della Circumvesuviana di Napoli si ritrova al Corso Garibaldi (omettiamo in questo caso i già profondi incubi prodotti dai disagi della Circumvesuviana, con treni in ritardo, soppressioni, scioperi, viaggi insostenibili, ecc.), immaginiamo, com’è umanamente prevedibile, che voglia andare verso via marina.
Ora, da quando non fate questo percorso? Il vizio dell’abitudine forse non vi avrà fatto notare che quel passaggio è meno decoroso di qualsiasi cesso pubblico del peggiore quartiere al mondo che la vostra memoria riaffiori. Di chi è la colpa? Di chi non ritira la spazzatura? Della politica? Del Comune?
La colpa è sempre dell’insieme di tutti gli elementi ma bisogna avere il coraggio di ammettere che la colpa è, prima di tutto, degli abitanti della zona. Blasfemia! Ribellione! Odio! I masanielli dell’aria fritta si scatenino pure nei commenti.
La verità però resta quella: la foto proposta è un’istantanea scattata sotto lo sguardo minaccioso di alcuni presenti, più che incuriositi intenti a comunicare con i soli occhi “Guagliò ma tien qualche problem?”.
Ci sono più zone sulla stessa strada in questo stato in una condizione di quotidiana immobilità.
Il problema, il vero problema, è l’assenza di ordine culturale; il materiale ingombrante scaricato per strada, i rifiuti sparsi per metri, i topi che rivendicano l’usucapione di quegli spazi, sono tutte contingenze prima di tutto frutto dell’azione di incivili e questo non può né deve essere un pensiero tramutabile in “la scoperta dell’acqua calda” poiché è con l’assuefazione alle incivilità che non migliorano le cose.
Il turista che si sente insicuro a quella vista ha tutte le ragioni del mondo per non tornare più. Ed è colpa degli uomini che non si ribellano e che perseverano nel menefreghismo prima che delle istituzioni.
Senza se e senza ma. È forse il caso di scomodare la cara, buona e sottovalutata sociologia che con la teoria delle finestre rotte ci spiega un ulteriore risvolto di questo fenomeno. Conosciuta anche come teoria dei vetri rotti, è quel pensiero che sostiene che gli aspetti imperfetti dell’ambiente generano la sensazione che la legge non esista.
Pertanto, in una situazione nella quale non esistono norme, è più probabile che si producano atti vandalici. Ad esempio l’esistenza di una finestra rotta (da cui il nome della teoria) potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a rompere un lampione o un idrante, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale.
A Napoli poi si cristallizza una certa pigrizia nelle reazioni, in un territorio duale dove coesistono cittadini che rispettano le regole e operano nella legalità insieme con cittadini che attraverso consuetudini devianti impediscono la strutturazione di un’armonia condivisa volta a riqualificare una città bella e dolente come la nostra (La città duale – Amato Lamberti).
Basterebbe davvero poco. Cosa possono fare quei cittadini per evitare il ripetersi di scene come quella della foto? Vergognarsi, ad esempio, comprendendo, finalmente, che un turista che bisbiglia “Che schifo!” non fa onore a nessuno.
Amedeo Zeni