L’entusiasmo iniziale si spegne. Si comincia a ragionare, riflettere a mente fredda. In attesa della nuova edizione della Leopolda, la nuova creatura targata Matteo Renzi, nata dalla scissione dal Pd e dal sorgere di gruppi parlamentari autonomi inizia a seminare perplessità.
L’effetto novità si è attenuato e nei sondaggi ‘Italia Viva’ racimola una bassissima percentuale. I dubbi, le perplessità, i ripensamenti con il trascorrere del tempo comincia a venire fuori.
Insomma, chi non ha ancora deciso oppure ha preso tempo resta nel Pd con convinzione. Anzi bolla l’operazione dell’ex premier come una “decisione imperdonabile”.
A due settimane dalla nascita del governo giallorosso, la geografia del Pd muta faccia dopo la clamorosa rottura di Renzi. E sono proprio i renziani, quelli che fino a un mese fa erano considerati vicini all’ex premier che si spaccano.
Ci sono quelli andati via contro quelli che nonostante tutto restano nel Partito democratico. Sul terreno di battaglia parlamentare restano due correntoni omogenei, zingarettiani ed ex renziani “lealisti”.
Dunque il Pd si avvia a una gestione unitaria e collegiale: “Abbiamo bisogno delle minoranze, vedremo con quali modalità riorganizzare il partito. Sicuramente andare via è stato un errore”.