Non è indolore la cosiddetta svolta. Il laboratorio politico dell’Umbria dove è stata sancita l’alleanza strutturale Pd-M5S per le imminenti elezione regionali rischia di diventare modello da imporre e piegare ad ogni realtà territoriale.
Insomma, visto l’andamento lento toccherà anche all’Emilia e in prospettiva alla Toscana e alla Campania sacire il patto di non belligeranza e addirittura l’alleanza con l’odiatissimo Pd.
L’accelerazione dell’osmosi tra Pd e Cinquestelle rischia di mandare in frantumi un già terremotato Movimento 5 Stelle che comincia a non tollerare più le bizze, le improvvisazioni e le giravolte unilaterlai dei vertici sempre più staccati dalla realtà.
Un banco di prova fondamentale è la Campania. Qui la distanza culturale tra Pd e Pentastellati, sintetizzata nelle pratiche e nell’intendere cos’è la politica è molto più forte e marcata che altrove.
La locomotiva del Movimento 5 Stelle è a Pomigliano d’Arco non molto distante da Napoli. E in Camapania regna Vincenzo De Luca, il nemico più acerrimo dei 5 Stelle. Il governatore con la mascella serrata che non disdegna di affondare i suoi terribili colpi contro le 5 Stelle.
Difficile o meglio impossibile chiedere il dialogo. L’unica certezza certa è che Vincenzo De Luca con o senza il consenso di Nicola Zingaretti e del Pd, sarà il candidato a succedere se stesso.
Se non ci sarà il ‘si’ del Partito democratico, De Luca è pronto a combattere da solo mettendo in campo una serie di liste civiche. Situazione complicata anzi complicatissima.
La pattuglia dei sette consiglieri regionali per ora fanno muro. In particolare, si segnalano le due pasionarie Valeria Ciarambino e Maria Muscarà. La prima, un tempo, era la luogotenente di Luigi Di Maio (entrambi sono di Pomigliano d’Arco). Le fedelissime di Di Maio ora sono in subbuglio all’idea dell’accordo con De Luca.
Nel resto del Movimento – a livello territoriale – c’è praticamente la guerra. C’è una contestazione o meglio una brusca interlocuzione per il progetto di alleanza con il Pd ma anche perl la gestione politica di questi anni del M5S.
Roberto Ionta, apprezzato e ascoltato attivista sintetizza il tutto toccando un punto rilevante: “Nessun capo politico ma un collegio formato da rappresentanti di tutte le regioni che dia esecuzione al volere assembleare”.
Chi da anni in silenzio lavora pancia a terra è preoccupato visti gli eventi e non nasconde il proprio pessimismo con una preveggenza come Ferdinando Catapano: “Ci isoleranno ora hanno un partito e una ‘missione da compiere’ ma poco importa senza noialle prossime elezioni saranno bastonati a dovere. Già siamo soli con l battaglie messe in campo in nome e per conto loro”.
Venti di guerra soffiano in Campania e manca davvero poco per la festa dei 10 anni del Movimento 5 Stelle alla Mostra d’Oltremare di Napoli.
La randellata la mette a segno la consigliera regionale Maria Muscarà che in un post spiega : “Ora come allora e come credo sia giusto sempre, manifesto ‘ad urne chiuse’ il mio voto, che è stato un NO netto come NO netto fu l’altra volta in occasione della alleanza con il PD”.
E aggiuge: “Non ho nessuna intenzione di trasformarmi e confondermi col nemico della Campania che combatto ogni giorno da anni”. “Non ho nessuna intenzione di abdicare a tutti quei principi che hanno fatto del movimento una forza che in Campania è arrivata anche al 70%, forte solo delle battaglie che da decenni conduciamo, grazie alla serietà dell’impegno dei portavoce più vicini ai territori”.
“Non ho nessuna intenzione di scegliere il meno peggio, in nome di un programma orfano che adesso è una pagina vuota dove, forse qualcuno domani scriverà qualcosa che vagamente potrebbe assomigliarci”. “Non ho nessuna intenzione di aprire le braccia a civiche o civette che hanno cambiato abiti e fedi senza averle scandagliate con un microscopio”.
E poi conclude la Muscarà: “E questa mia, che risulterà impopolare, perchè il ruolo dell’infingardo continua ad essere il più vantaggioso, possa essere da stimolo per ritrovare quell’orgoglio di appartenenza che ci faceva impazzire di gioia quando ci appuntavamo lo spillino”.
In Campania è polvere di stelle.
Arnaldo Capezzuto