Matteo Renzi non si ferma e conduce la ua vendetta o resa dei conti. L’annuncio ai presidenti delle Camere è un passo definitivo nei giorni della Leopolda sarà motivato, argomntato il clamoroso strappo dal Pd. Ma non tutti appoggiano l’ex premier.
L’alleanza con il Movimeto 5 Stelle e LeU, le responsabilità di Governo e il tenere quanto più lontano possibile le minacciose spinte destroidi di Lega e Fratelli d’Italia agitano i militanti e la base del Pd anche di quelli che seguono e stimano Matteo Renzi.
Bollano l’uscita dell’ex segretario dem poco corretta e non tutti sono disposti a seguirlo. Disagio e sofferenza che nessuno tenta di nascondere.
A scendere in campo è Enrico Letta, il famoso “Stai sereno” ora in Francia come docente intervistato a Circo Massimo su Radio Capital ha detto: “Io non sono minimamente preoccupato, è una cosa non credibile, non c’è alcuno spazio per una separazione a freddo o per una separazione consensuale” spiega l’ex premier sfrattato da Renzi a Palazzo Chigi.
“Quando ci sono delle scissioni sono delle rotture drammatiche”, continua Letta e si domanda: “Quale sarebbe la rottura? Perchè non c’è un ministro di Pontassieve? Come la spieghiamo agli italiani? In questo momento c’è bisogno di unità e umiltà”.
Quella di Letta sembra la linea che emerge anche tra i renziani più ortodossi. Insomma, dopo gli appelli all’unità del segretario dem Nicola Zingaretti e del ministro della Cultura Enrico Franceschini, cresce nel Pd il coro di quanti – anche fra gli stessi renziani – lanciano un appello a Matteo Renzi per scongiurare una scissione all’interno del partito.
Tra queste voci la più ascoltata e clamorosa è quelal del sindaco di Firenze Dario Nardella: “Non posso che dire nuovamente agli amici del Pd che vogliono lasciare il partito di pensarci bene, perchè abbiamo bisogno di un partito forte e plurale. E credo che con questo nuovo Governo ci siano tutte le condizioni per lavorare uniti, perchè abbiamo dimostrato che uniti si può far bene”.
Pier Paolo Milanese