Chiusa a doppia mandata la finestra elettorale di settembre, se il ‘governo del cambiamento’ cadeva entro metà luglio c’era il rischio di andare alle urne a settembre e quindi significava per la Lega di vincere a mani basse e pressoché la scomparsa del Movimento 5 Stelle.
Adesso che il rischio è scongiurato piano piano i Pentastellati cominciano a togliersi qualche sassolino dalle scarpe nella certezza che se andasse sfiduciato l’esecutivo, in ogni caso si andrebbe a votare nel marzo 2020.
Luigi Di Maio vuole avere le mani libere e rendere il Movimento più aggressivo. Certo ci sono le polemiche interne e i conflitti che dilaniano.
Un anno di governo ha gettato alle ortiche il consenso plebiscitario in favore del Carroccio.
La partita, insomma, non è più a scacchi. Basta vedere il cambiamento d’approccio del premier, in quota 5Stelle, Giuseppe Conte che a freddo sull’affare Russiagate ha contraddetto Matteo Salvini sempre più in difficoltà.
Il carico da mille è stato però messo dallo stesso leader dei grillini che ha puntato i cannoni contro la Lega.
“Troppe bugie, troppe giravolte: questa storia mi ricorda quella di Arata. Anche in quel caso Salvini diceva di non conoscerlo, poi uscì che aveva collaborato alla stesura del programma della Lega e il figlio lavorava con Giorgetti”. Parole esplosive che rappresentano un vero e proprio affronto a Salvini.
“Se Matteo facesse cadere il governo adesso, sarebbe un’ammissione di colpa sul caso Russia. Faccia pure”. Di Maio sembra aver lanciato un guanto di sfida al Carroccio.
“Urlano, urlano, ma tanto rimangono al governo”. E aggiunge velenoso Di Maio: “È Salvini a stare attento alle finestra del 20 luglio perché, una volta chiusa, potrà dire alla vecchia guardia che ormai non c’è più niente da fare e dunque si va avanti”.
P.P.M.