Al Teatro Politeama di Napoli, in via Monte di Dio 80, da giovedi 14 dicembre 2017 e fino a sabato 6 gennaio 2018, Peppe Barra e Rosalia Porcaro saranno in scena con “La cantata dei pastori, ovvero: due ladroni a Betlemme”.
Testo di teatro gesuitico, scritto espressamente per contrastare la ‘diabolica’ Commedia dell’Arte, “La Cantata dei Pastori” e tra versi arcadici e lazzi scurrili, tra lingua colta e dialetto, tra sentimento cattolico e rito pagano, una storia che racconta le traversie di Giuseppe e Maria per giungere al censimento di Betlemme e gli ostacoli che la santa coppia dovrà superare prima di trovare rifugio nella grotta della Natività.
Nel difficile viaggio vengono accompagnati da due figure popolari napoletane, Razzullo, scrivano assoldato per il censimento, e Sarchiapone, barbiere pazzo in fuga per omicidio.
Da quando è stata scritta nel 1698, “La Cantata dei Pastori”è stata rappresentata e continuamente rimaneggiata, dimostrando di essere con la sua porosa vitalità il testo più longevo della tradizione del teatro barocco napoletano.
L’evoluzione strutturale dell’Opera, nel corso dei secoli, ha coniugato la prosa con l’inserimento di una struttura musicale.
Nel 1974 la rivoluzionaria edizione della Nuova Compagnia di Canto Popolare si è avvalsa dell’impianto registico e musicale del Maestro Roberto De Simone.
Da quel momento in poi tanti sono stati i compositori che hanno avuto la possibilità di rinnovare e arricchire la rappresentazione.
Le musiche, in questo attuale allestimento, sono il passepartout di un impianto drammaturgico dell’opera barocca.
Rappresentarla ogni anno è un regalo soprattutto a me stesso e alla mia compagnia, per la gioia di farlo, come un festa in famiglia, per la gioia di quelli che, prima dell’era televisiva, vedevano la Cantata ogni Natale, e anche per la gioia di quelli che vedono per la prima volta uno spettacolo cosiì tanto amato, tanto rappresentato, portato a memoria di generazione in generazione.
Una lettura semplice e attenta, senza dimenticare la recente tradizione popolare, ma senza privilegiarla, per riscoprirne, con la benevolenza del pubblico, l’originaria dignità.