Le edicole votive tra sacro e profano e arte contemporanea. E’ la conclusione del percorso artistico e della mostra di Sonia Lenzi. Paolo Giulierini, direttore del MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli e Andrea Viliani, direttore del MADRE-Museo d’arte contemporanea Donnaregina sono usciti dalle rispettive istituzioni per incontrare il pubblico, in occasione dell’azione performativa che conclude la mostra Lares familiares di Sonia Lenzi.
Si è partito dall’edicola votiva del Rione Sanità (via Mario Pagano 60, Napoli – nei pressi della fermata Metropolitana Linea 2 di Piazza Cavour), qui i due direttori, con l’artista, si sono confrontati sulle possibili politiche culturali inclusive e partecipate per il territorio, e sul rapporto tra musei e comunità.
La mostra Lares familiares, tenutasi dal 6 novembre all’8 dicembre 2016 al MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, a cura di Marco De Gemmis e Gerry Badger, nell’ambito della rassegna Incontri di Archeologia, e con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, si è conclusa giovedì 6 luglio 2017 con un atto finale di matrice relazionale e di natura pubblica, ovvero la restituzione dei lari in sette edicole votive della città.
Le sette statuette selezionate e fotografate dalla collezione del MANN e inserite dall’artista tra due plexiglas verranno infatti ricollocate permanentemente negli altari devozionali di Napoli, elementi urbani presi in cura dalle comunità che ancora testimoniano la presenza del culto dei lares familiares, oggetti venerati sin dall’antichità in quanto simboli di cura e protezione per la casa e per le persone che la abitavano.
“Ho trovato grande collaborazione dei napoletani per questo mio progetto espositivo e sono contenta che abbiano accolto il mio lare” ha dichiarato l’artista bolognese Sonia Lenzi. “Non dobbiamo dimenticare che tutto quello che oggi è custodito nei nostri musei prima era disseminato all’esterno – ha dichiarato Paolo Giulierini direttore del Museo Archeologico Nazionale – Quest’azione rappresenta una restituzione simbolica alla città del nostro patrimonio museale”.
“L’arte contemporanea a Napoli e in Campania non è mai rimasta confinata negli spazi museali – ha affermato il direttore del museo MADRE Andrea Viliani – i nostri musei tutelano e conservano le opere in funzione delle proprie comunità e gli artisti di oggi, come Sonia Lenzi dimostra, vogliono parlare a un largo pubblico, non solo agli addetti ai lavori. L’arte contemporanea costruisce e veicola il senso di comunità di un territorio e il compito di noi direttori è quello di rinsaldarlo sempre di più. Inoltre, i nostri musei ci ricordano che tutta l’arte è stata contemporanea ed è per questo che il MADRE intensificherà sempre più le collaborazioni con il Mann e con le altre istituzioni culturali campane”.
Il percorso di ‘restituzione’ è iniziato dall’edicola votiva del Rione Sanità (via Mario Pagano 60, Napoli – nei pressi della fermata Metropolitana Linea 2 di piazza Cavour), dedicata ai cittadini del quartiere emigrati negli Stati Uniti e oggi presa in cura dalla comunità del Rione e in particolare dal meccanico dell’officina posta accanto all’edicola e memoria storica della continuità affettiva dell’altare per proseguire negli altri sei altari devozionali curati dalle famiglie del Rione Sanità (via Guido Amedeo Vitale), dei Quartieri Spagnoli (vico Tofa, salita Trinità degli Spagnoli, vico Tre Regine), di Forcella (vico Carbonari) e di Mercato/Pendino (via Corradino di Svevia).
Le antiche statuette in bronzo, così, “torneranno al lavoro”, aggiungendo nelle edicole le loro voci alle altre che intercedono da secoli per i defunti grazie alla cura della comunità e delle famiglie coinvolte che hanno espressamente accettato e anzi richiesto di collocare negli altari devozionali i lares in plexiglas. Un’azione, dunque, di coinvolgimento e riappropriazione della storia antica da parte degli abitanti oggi di alcuni quartieri di Napoli, una relazione attiva del pubblico nelle politiche culturali su cui anche il MANN e il MADRE sono impegnati, come i due direttori testimonieranno, per la diffusione di una cultura aperta e rivolta a tutti, strumento di consapevolezza civica e di incontro fra passato, presente e futuro.
Sonia Lenzi (vive e lavora tra Bologna e Londra) si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna, per poi laurearsi in Filosofia e in Giurisprudenza all’Università di Bologna, con specializzazione in Scienze Amministrative. Di formazione eclettica, la sua pratica artistica – nella quale la fotografia è utilizzata per creare rapporti sociali attraverso segni, forme e gesti – esplora temi di carattere trasversale, relativi all’identità e alla memoria delle persone e dei luoghi. Fa parte del collettivo londinese Uncertain States. Il progetto fotografico Avrei potuto essere io (2015), in commemorazione del XXXV anniversario della strage di Bologna, è stato esposto a Bologna, nella Stazione Alta Velocità, mentre Archeologie Familiari (2015), un’indagine sulla storia familiare, è stato esposto in varie sedi, in Italia e all’estero.