Gli assedi di Napoli non sono mai terminati. Quelli passati, che ci hanno visti passare da una dominazione all’altra. Quelli moderni: subdoli, striscianti, di un’informazione spesso distorta che pesca negli stereotipi dell’immaginazione collettiva con trasmissioni spesso asservite ad un potere che non vuole la rinascita di quella che un tempo fu la florida capitale di un Regno.
Burattinai che pensano di smantellare sistematicamente una città per tanti versi scomoda, unica nella sua tipicità, minacciosa per chi è abituato ad incasellare e controllare. E tocca pure a San Gennaro, patrono della città partenopea, non poter dormire sonni tranquilli. Perché San Gennaro non è solo il santo dell’ampolla del sangue liquefatto “d’o miracolo”.
C’è il suo tesoro, la cui gestione è affidata da oltre cinque secoli dalla sacra romana chiesa attraverso due bolle papali, alla Eccellentissima Deputazione, un organo collegiale interamente laico composto da discendenti di famiglie napoletane il cui presidente è il sindaco di Napoli.
Un tesoro di inestimabile valore, proprietà di Napoli e dei napoletani. Che fa di San Gennaro un santo trasversale: va al di là della fede nuda e pura, riunisce attorno a sé sacro e profano, manifestando da sempre quell’anima partenopea fatta di mille contraddizioni.
Ebbene, per decreto, il ministro degli interni Alfano “scippa” in parte la laicità della deputazione per consentire alla curia-e quindi al cardinale- di nominarne quattro membri, appartenenti al clero.
Una “longa manu santa” che andrebbe ad arpionare un patrimonio da sempre custodito in maniera ineccepibile, rispettoso delle regole. Ma il popolo napoletano, a questo ennesimo sopruso, non ci sta. Attraverso il web si mobilita.
E parte “Giù le mani da San Gennaro”una petizione on line di raccolta firme e un’iniziativa che sabato 5 marzo alle 15, ha portato in piazza il mondo dell’associazionismo, volti noti del mondo del giornalismo e della letteratura- tra cui Maurizio De Giovanni- e cittadini comuni. Tutti insieme, sotto l’unica bandiera della difesa di un’identità davanti al Duomo della città partenopea, per dimostrare la propria contrarietà a questo ennesimo scippo istituzionale.
“Non sarà un ministro di questo stato a toglierci questo diritto, questo privilegio” tuona dalle scale antistanti il duomo Francesco Andoli, uno dei massimi esperti sul santo patrono e promotore della manifestazione insieme a Lucilla Parlato di Identità insorgenti e Luca Delgado, da sempre impegnato nella difesa della città partenopea.
L’iniziativa nasce da un’idea a furor di popolo, “afferma, ”ascoltando il sentimento collettivo, attraverso la partecipazione dei napoletani e san gennariani di tutto il mondo”. Presente anche il vice presidente della Deputazione, Riccardo Carafa, commosso per il sostegno ricevuto dal popolo napoletano. Gli organizzatori della manifestazione sono stati poi ricevuti dalla Deputazione riunita in una sessione straordinaria- cosa mai accaduta prima- per stabilire i prossimi passi da fare. Anche il sindaco De Magistris non ci sta.
“Mi schiero dalla parte del popolo – afferma il sindaco interpellato dall’ANSA – Roma stia lontana da Napoli. Eviterei operazioni che il popolo non comprenderebbe,…Questo provvedimento calato da Roma, divide Napoli, in un momento in cui la città è unita e va difesa” .
Resta, di questa iniziativa, il simbolo: un fazzoletto bianco. Centinaia di aderenti all’iniziativa l’hanno sventolato in piazza e poi annodato al cancello di Cosimo Fanzago nella cappella di san Gennaro, a testimonianza della propria partecipazione e del proprio sostegno alla lotta contro il decreto del Viminale .
Un fazzoletto bianco, quello che un membro della deputazione sventola quando il sangue del santo di liquefa. Un fazzoletto bianco che sventola, che potrebbe essere scambiato per una bandiera bianca. Simbolo di chi alza le mani e si arrende.
Al contrario invece, questo fazzoletto indica il coraggio di un popolo che non molla, che non si arrende, un popolo che vuol difendere le proprie radici e la propria cultura, che non vuole la restaurazione e vuole cancellare stereotipi che ormai sono solo un disco rotto, che si incanta sempre sulle stesse note. Stonate.
Monica Capezzuto