“E’ UNA STORIA MALEDETTA. Un lungo e tossico romanzo criminale. Qui la camorra c’entra, eccome. Ma non è la sola. É un intreccio di poteri, saldature e coessenze da mettere i brividi. Un piano parallelo dove la politica e le istituzioni sono state piegate agli interessi e agli affari più spregiudicati. La massoneria ne è diventato il punto di sintesi, il porto sicuro, la corazza. Il quadro d’insieme, i fatti ricostruiti e tratteggiati dall’ordinanza controfirmata dal Gip Anita Polito fa letteralmente accapponare la pelle. Nero su bianco in oltre cinquecento pagine sono ricostruiti un quarto di secolo di attentati all’ambiente e alla salute dei cittadini che fotografano l’industria del ciclo delle ecomafie nel territorio campano.
Per la prima volta in assoluto viene contestato nel provvedimento cautelare il reato di disastro ambientale ad un capo della camorra casalese: il padrino ergastolano Francesco Bidognetti detto Cicciotto ‘e mezzanotte.
Con lui c’è il cugino Gaetano Cerci, considerato l’ambasciatore della cosca e più che altro il referente della massoneria di Castel Fibocchi facente capo al gran maestro e fondatore della P2 Licio Gelli. Ma non è finita.
C’è spazio anche per l’avvocato Cipriano Chianese, prima titolare della Sestri, quindi della Resit srl, società che gestivano le discariche ubicate su un’area di 21.4 ettari, che assieme a Cicciotto ‘e mezzanotte e a Cerci era il grande ideatore che avrebbe organizzato e portato a interrare negli invasi illegali 806.590 tonnellate di rifiuti, solo in trascurabile parte proveniente dal sud. L’altra tessera del mosaico porta il nome e il cognome di Giulio Facchi, sub-commissario all’emergenza rifiuti nominato dall’allora governatore e commissario distratto Antonio Bassolino.
Questi “compagni di merenda” a più riprese subentrando al progetto – secondo l’inchiesta dei magistrati della Dda di Napoli – avrebbero scientificamente pianificato e attuato dal 1989 ai giorni nostri il traffico di rifiuti chimici e industriali dal Nord Italia alla Campania. Dai riscontri, dalle analisi dei terreni, dalle perizie è emerso che nelle discariche, nelle cave, nei terreni di Villaricca, Giugliano e Parete sono stati smaltiti circa 31mila tonnellate di scorie provenienti dall’Acna di Cengio. Ma questo non è tutto perché al peggio si aggiunge il disastro.
C’è un timer che lento e inesorabile scandisce un countdown quotidiano con scadenza fissata al 2064. Quella massa di scorie tossiche interrate ha prodotto 57mila tonnellate di percolato e toccherà la punta massima di inquinamento e contaminazione delle falde acquifere nel 2064. Gli effetti nocivi sulla popolazione – stimano in maniera prudenziale gli studiosi – dureranno fino al 2080. Le patologie cancerogene e le malformazioni – specialmente nei bambini – saranno simili a epidemie. Lo scenario è apocalittico.
Territori violentati, devastati, stuprati irrimediabilmente. Un attentato e un disastro ambientale che non ha pari al mondo. Una tragedia immane. Un’aberrazione come i genocidi nazi-fascisti. L’ingegneria massonica aveva pensato proprio a tutto. Addirittura è riuscita a costruire una società la “Ecologia 89” a capitale di camorra e gestita dai capi casalesi tra cui i big Francesco Schiavone “Sandokan” e Antonio Iovine “’O ninno”.
Incontri, riunioni, conciliaboli settimanali alla circumvallazione esterna di Villaricca, un ristorante scelto come luogo neutro per ritrovarsi e intrecciare i fili di quel tessuto d’illegalità di poteri che ha messo in ginocchio una intera regione. Era il 4 febbraio del 1991 quando Mario Tamburrino, autista di un tir che trasportava rifiuti chimici della Ecomovil di Cuneo fino alle campagne Di Qualiano, Villaricca e Giugliano, restò intossicato.
Indagini e si capì che sotto a quei terreni ci andava a finire di tutto e di più. A squarciare definitivamente il velo di omertà ed a mettere a nudo la piovra mostruosa dell’affare rifiuti tossici fu Gaetano Vassallo, l’imprenditore pentito che con i suoi racconti ha svelato la struttura e la sovrastruttura del sistema.
I nomi dei politici si confondono con quelli dei camorristi, dei funzionari dello Stato infedeli, dei settori degli apparati di sicurezza diventando un enorme impasto che ha attentato la vita democratica di un paese. Il referente politico e di collegamento è – secondo l’accusa – il parlamentare Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia, ex coordinatore regionale del Pdl e attuale deputato in cerca disperata di un posto in lista per garantirsi immunità e impunità.
Le indagini hanno scoperto e acclarato che tra l’area di Villaricca, Giugliano, Qualiano, Parete, Chiaiano e Pianura sono state smaltite illegalmente centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti ospedalieri, fanghi speciali, polveri di amianto, residui di verniciatura, alimenti avariati, medicinali scaduti e le scorie della lavorazione di alcune industrie del torinese, milanese, bolognese e veneto. Di cosa parliamo?
La Campania infelix a tavolino è stata designata e adibita sulla scacchiera degli affari a grande discarica del Nord Italia. Ancora agli inizi degli anni Novanta, Carmine Schiavone spiegò come i casalesi, per soddisfare le esigenze del Settentrione, non esitarono a riempire gli scavi realizzati per la costruzione della superstrada Nola-Villaliterno, con tonnellate di rifiuti trasportati da tutta l’Italia.
Stesso concetto ribadito qualche anno dopo da Domenico Bidognetti: “Nei terreni agricoli per anni sono stati smaltiti i fanghi di depurazione provenienti da aziende della Lombardia. L’organizzazione guadagnava e faceva risparmiare centinaia di milioni di euro alle industrie del Nord Est garantendo sempre documenti puliti”.
A chi, preso da un rimorso di coscienza, rifletteva: “Tutti questi rifiuti posso inquinare le falde acquifere”, il boss manager rispondeva: “A noi che cazzo ci importa beviamo l’acqua minerale”.
Arnaldo Capezzuto