UN’ATTRAZIONE FATALE quella dei boss con i campioni del calcio. Del resto si farebbero cose da pazzi per farsi immortalare in una foto con il proprio beniamino.
Non è sempre tutto oro quello che luccica. Fa davvero una certa impressione venire a sapere che gente osannata come Ezequiel Iván Lavezzi, Marek Hamsik, Fabio Cannavaro, Roberto Carlos, Mario Balotelli e altri, per curiosità, per superficialità, per casualità vengano a contatto con padrini, affiliati, latitanti, pregiudicati. Insomma ormai non ci si meraviglia più di nulla se escono fuori scatti compromettenti e storie che fanno davvero accapponare la pelle.
Diego Armando Maradona ha fatto scuola. Dopo di lui, gli altri. Chi ha vissuto e visto da vicino le frequentazioni de El Pibe de oro negli anni del suo interregno a Napoli, adesso non si meraviglia più di nulla.
Che il calciatore Hamsik sia ritratto in un ristorante napoletano accanto al boss scissionista Domenico Pagano, appare quasi come un fatto normale. Si sa poi a Napoli c’è la camorra e bisogna pur conviverci. É la giustificazione che all’occorrenza si tira fuori dal cassetto delle scemenze per autoassolversi.
Non fa notizia neppure se, nel corso di una perquisizione in un covo di Scampìa, gli investigatori trovano un paio di foto fatte in Spagna in cui sono ritratti il campione del mondo Fabio Cannavaro con un malavitoso e il calciatore Roberto Carlos con un personaggio di rango della camorra, quando entrambi i campioni militavano nel Real Madrid. L’obiezione è immediata: anche i camorristi sono dei tifosi. Nulla da eccepire.
Ma ciò che inquieta è l’attrazione fatale tra mondi solo apparentemente distanti. Una prova è lo strano tour di Mario Balotelli nelle Vele di Scampìa con annesso incontro con i capi-piazza e sguardo alla mercanzia.
Non colpisce neppure l’ex fuoriclasse del Napoli, Lavezzi, che durante un interrogatorio attinente al processo sul riciclaggio ammette di conoscere il latitante Antonio Lo Russo, figlio dell’ex boss e adesso collaboratore di giustizia Antonio O’ capitone. Anzi si scopre che i due si frequentavano assiduamente.
“Non sapevo che fosse un camorrista. Veniva da me perché sapevo essere un tifoso ultrà del Napoli. Con Antonio Lo Russo giocavo spesso con la play station”. Verità parziali. A volte agganciare ultrà estremisti e personaggi contigui alla camorra, serve agli stessi calciatori per giocare con minore pressione. A volte poi possono tornare utile certe frequentazioni, ad esempio quando bisogna andare a ridiscutere i contratti con la società.
Arnaldo Capezzuto