La tentazione è forte: far entrare i professionisti delle cooperative nei servizi di accoglienza e di prima infanzia comunali. La parola d’ordine è Esternalizzare ai privati. Strategia poco rivoluzionaria. Anzi. L’arco dei 0-3 anni è diventato un target appetibile ed irrinunciabile per molti. Un piatto attorno al quale in questi tempi di crisi, girano ancora interessi concreti.
A grandi passi, in diverse province e capoluoghi di Italia – mai sforamenti furono più graditi per estromettere il personale precario senza crisi di coscienza – si sta procedendo alla sistematica “esternalizzazione” dei servizi educativi- asili nido comunali compresi- affidati ai privati.
Torino dismette 15 asili nido mandando a casa il personale precario, a Milano Pisapia, che in campagna elettorale aveva promesso di valorizzare le risorse interne perché “vent’anni di esternalizzazione lasciano il forte dubbio che non si sia veramente risparmiato”, continua ad appaltare alle cooperative; Arezzo ne esternalizza due, a Firenze l’assessore all’istruzione Di Giorgi dichiara che “… riteniamo che la materna non possa più continuare ad essere di competenza dei Comuni, è una linea discussa e approvata dall’ Anci”. E apre alle Coop sociali.
Sembra dunque strano che anche a Napoli non ci sia qualche mal di pancia che vorrebbe “esternalizzare” qualcosina. Giusto perché è lo Stato che “lo consiglia”. Su questo solco pare volersi muovere l’assessora in bianco Annamaria Palmieri.
Il 15 giugno – con un tempismo olimpionico – la rappresentante in giunta di de Magistris è stata avvistata all’hotel Mediterraneo, al convegno “Politiche per l’infanzia, politiche di sviluppo”, organizzato dal gruppo di imprese sociali Gesco (l’ex presidente D’Angelo – tra non sopite polemiche – ricopre il ruolo di assessore ai servizi sociali) con “l’obiettivo di riaprire il dibattito sulle politiche per l’infanzia e di ridiscutere della proposta di legge sugli asili nido presentata in consiglio regionale, e dei livelli qualitativi minimi necessari per Napoli e la Campania”.
Che fa la Palmieri ci prova? Denunciano le oltre 350 insegnanti ed educatrici precarie, che pure erano rientrate nel bilancio approvato poche settimane fa ed ora causa lo sforamento tra la spesa corrente e quella del personale approssimativamente attestato oltre il 50%, rischiano di non vedersi più rinnovare i contratti a tempo determinato dal Comune di Napoli ma constatano la tentazione di affidare ai privati il settore infanzia.
Giulia Rosati