Sfruttano il loro carisma innato e la loro abilità comunicativa per raggirare persone deboli e vulnerabili. Indossano un falso abito talare e si spacciano per sacerdoti : si presentano come dei santoni-guaritori. Vendono false speranze, rassicurano gli interlocutori trasmettendo fiducia e comprensione. Il popolo dei fedeli li ama e si affidano totalmente a loro. L’esercito degli imbonitori aumenta e preoccupa non poco la Chiesa. Il fenomeno dilaga e sembra essere senza controllo. Colpa anche la crisi economica che toglie ogni certezza e induce la gente ad aggrapparsi ad ogni appiglio possibile. Sacerdoti improvvisati. Fare il prete dovrebbe essere la naturale conseguenza di una vocazione, di un’illuminazione o di una “chiamata” ricevuta da Dio.
Purtroppo, però, in Italia sempre più spesso ci sono persone che s’improvvisano sacerdoti e che vestono l’abito talare pur non essendo consacrati per ingannare una cerchia di persone, i quali diventano affezionati fedeli e permettono a questi furbacchioni di guadagnarsi un lauto stipendio mensile esentasse attraverso le loro offerte e donazioni spontanee.
In tempo di crisi e con un governo che, attraverso l’inasprimento di tasse e sanzioni, deve far quadrare i conti, succede anche questo.
Segnalazioni alla Chiesa. “Sono numerose, infatti, le segnalazioni giunte alla Chiesa di persone che, sulla scìa di figure carismatiche che negli anni si sono affermate come in grado di compiere miracoli e leggere nel cuore e nella mente delle persone (vedi Padre Pio o Natuzza Evolo) cercano di sfruttare la fede di popolazioni fortemente credenti che vivono in piccoli centri urbani o paesi di campagna, per costruirsi un ruolo, un’identità sociale: quella della guida spirituale, del santone a cui rivolgersi per ottenere una grazia oppure una benedizione.
Offerte per le “missioni”. Il tutto, ovviamente, prevede in modo più o meno velato, il pagamento di offerte e donazioni economiche per portare avanti la “missione” di questi falsi preti santoni oppure, in alcuni casi, per la costruzione del tempio in cui proseguire i riti religiosi e le benedizioni miracolose. Uno di questi casi è quello che riguarda un uomo sulla cinquantina, che a Pollena Trocchia, sul Vesuvio, veste l’abito talare e dice messa in un casolare conosciuto come l’Oasi del Volto Santo accanto al quale vive in un appartamento con sua madre.
Lui si fa chiamare “don Luigi” e ad ogni messa o benedizione miracolosa incassa offerte dalla cerchia di circa cento fedeli che lo segue con completa dedizione convinta che egli sia un vero sacerdote della Chiesa cattolica italiana e che abbia doti di guaritore.
“Don Luigi”, il guaritore. Tant’è che gli stessi fedeli raccontano che “don Luigi è conosciuto in tutto il Sud Italia” e che “vengono a trovarlo persone dalla Puglia e dalla Calabria per le sue guarigioni e per i suoi esorcismi”. Eh si, perché, altro classico del finto prete guaritore è quello di essere in grado non solo di curare il corpo ma anche l’anima delle persone e di cacciare via Satana.
Non a caso, nella stanza adiacente a quella in cui si svolgono le messe, la madre di don Luigi vende ai fedeli tutta una serie di prodotti e spezie che, dicono loro, tolgono il malocchio, allontanano le malelingue e curano i dolori alle ginocchia e alla testa. Uno di questi sali miracolosi, addirittura, se messo all’interno di un’automobile, sarebbe in grado di far evitare gli incidenti.
I fedeli, inoltre, lasciano offerte sempre più consistenti per ricevere le benedizioni personali di don Luigi, il quale millanta di aver guarito moltissime persone da mali incurabili e soprattutto dall’infertilità. L’illusione si unisce alla fede in una visione mistica della vita in cui, di fronte alla disperazione e al dolore, ci si deve pur aggrappare a qualcosa per non perdere del tutto le speranze e la voglia di vivere.
Le “gesta” di don Luigi del Volto Santo sono ben note ai carabinieri, che nel 1994 – come si legge in due articoli di Repubblica e Corriere della Sera – lo denunciarono ed arrestarono per usurpazione di titolo e possesso di armi.
Nel casolare trasformato in chiesa, oltre ai prodotti miracolosi tra cui confetti in grado di far trovare l’anima gemella ai single, i militari trovarono cento milioni di lire nascosti in alcuni cuscini. Dopo quell’episodio, però, a distanza di più di venti anni, il falso prete è ancora al suo posto a vestire l’abito talare e a dire messa ai fedeli nonostante non sia autorizzato dalla Curia di Nola.
Non è l’unico impostore. Ma don Luigi del Volto Santo non è l’unico falso prete finito sui giornali negli ultimi anni. Nel febbraio del 2010, a Secondigliano, quartiere napoletano, un finto prete venne ammanettato proprio mentre diceva confessava nella chiesa Sant’Antonio di Padova, davanti agli occhi increduli dei fedeli.
E ancora: nel marzo del 2011, a Messina, un finto prete venne accoltellato da uno dei fedeli truffati che aveva scoperto che il falso sacerdote, approfittando della fiducia conquistata nelle persone, rubava soldi e gioielli dalle abitazioni dei fedeli che andava a trovare. Fingersi prete e fingersi santone è un escamotage utile per sbarcare il lunario e purtroppo i finti preti, specie in questo periodo di crisi economica, sono in aumento in Italia.
Non possiedono il “Celebret”. Paradossalmente, mentre da un lato la Chiesa lamenta il continuo calo del numero di sacerdoti (il dato è sceso a 22mila), dall’altro è costretta a segnalare alle forze dell’ordine la presenza di falsi sacerdoti che senza alcuna autorizzazione svolgono tutte le funzioni concesse a chi possiede il “Celebret”, ovvero il tesserino che certifica che una persona, letteralmente, “può celebrare”.
La truffa è ancora più grave se si considera che in ballo non ci sono solo i soldi delle offerte ma soprattutto la fede e la speranza di decine di persone di guarire da malattie devastanti.
Alessandro Migliaccio
@ Lina Batticasa @ Rosalba Veneruso
@ Ciro Velotti @ Ciro Colombrino
Ognuno è libero di fare in casa propria quello che gli pare e piace.
Fessi sono quelli che ci vanno, proprio come quelli che vanno dai falsi medici, dai falsi dentisti e dai falsi commercialisti.