I conti sono in rosso. La ricaduta economica, le occasioni di lavoro, il grande impatto d’immagine sperato della Coppa America, non c’è stato. Su http://www.linkiesta.it/de-magistris-lucy-vela il cronista Ciro Pellegrino – in uno dei suoi reportage – ha elencato con dovizia di particolari le cifre dell’evento (per gli appassionati c’è anche una bella infografica consulta ttp://www.linkiesta.it/americas-cup-napoli). “Uno studio di mercato condotto dalla società Acn Napoli, (il consorzio creato ad hoc per gestire la tappa partenopea dell’America’s cup ndr) – documenta il giornalista – prevede 220mila presenze nelle strutture ricettive, 110mila spettatori italiani ed esteri, un indotto complessivo pari a 73,5 milioni di euro. Un vorticoso giro d’affari che, ad oggi, non c’è.
E non c’è bisogno di fare i conti nello specifico: è lampante. Nel bilancio del Villaggio sportivo emerge che sono state sfornate circa 5.000 pizze al giorno e bevuti 600 litri di birra ogni dì. Ma pizza e birra non fanno un indotto di tale portata. E portare la Coppa America a Napoli è costato 10 milioni di euro in fee, diritti, pagati agli statunitensi di Acea.
Luigi de Magistris ha giocato la sua partita. Il suo obiettivo era mostrare una città positiva. Si è anche vestito da skipper di Luna Rossa e si è fatto fotografare prima col trofeo, poi sul catamarano, ribattezzato subito ‘Il sindaco veste Prada’”. Mentre dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno la giornalista Simona Brandolini fa un po’ di conti con il governatore Stefano Caldoro. “La delibera di riferimento è sempre la stessa, la 481 del 26 settembre 2011, mai modificata. Con la quale si decide «di destinare alla attuazione del Grande Evento “America’s Cup World Series (ACWS) a Napoli 2012-2013”, un finanziamento complessivo massimo di € 22.000.000,00 (ventiduemilioni di euro) a valere sulle risorse dell’Obiettivo Operativo 1.12».
Questa è la base di partenza. Tant’è che c’è una discrasia tra competenze e cassa. Questo perché la Regione Campania ha previsto dei plafond di massima, ma poi ha erogato somme inferiori. Andiamo nel dettaglio. Il marchio Coppa America è costato alla Regione 2 milioni di euro, erogati all’Acn (lo stanziamento possibile arrivava a 10 milioni).
Al Comune di Napoli, invece, la Regione Campania ha destinato 1 milione di euro per le opere a terra, 4 milioni per le opere a mare, 1 milione 200 mila per il public event village, 800 mila per la comunicazione e un ulteriore milione e 200 mila per gli eventi, per un totale di 10 milioni 200 mila euro. A questi si devono aggiungere gli ulteriori 2 milioni di euro della Provincia di Napoli e un po’ meno di un milione del Comune di Napoli sempre per pagare il marchio. E circa 1 milione e 700 mila per i «servizi» a carico della Jumbo. Facendo due conti si arriva quasi a quota 15 milioni di euro. Ma è lo stesso Caldoro a specificare che le cifre possono mutare, di poco ovviamente, sia per difetto che per eccesso.
«Perché è l’Acn la società che dovrà certificare il bilancio finale dell’evento», spiega «Sul piano dei costi per ragioni di trasparenza bisogna fare una verifica attenta. Dobbiamo quantificare il flusso turistico, i costi-benefici del ritorno d’ immagine. E poi vedere come utilizzare una parte delle risorse per una struttura definitiva che resti alla città, come il Molo San Vincenzo. Ma questo l’anno prossimo».
Quanto ai costi sostenuti dalla Regione Campania, non saranno 22 milioni come da delibera, ma anche più di 10 milioni è una cifra impressionante. Soprattutto se si paragonano allo zero assoluto di Venezia. Il comune lagunare, infatti, non sborserà un euro pubblico, il costo dell’evento un milione e mezzo per i 2 anni è a carico del consorzio Venezia Nuova. «Noi abbiamo scelto di far diventare un evento sportivo un evento promozionale per la città»”.
Arnaldo Capezzuto